Un comunista libertario combattente in Rojawa

Damien Keller, militante nel Battaglione di Liberazione Internazionale (d’ora in poi BLI), durante il periodo della sua militanza, ha testimoniato in rete la sua esperienza nel BLI, i dibattiti in corso e l’evoluzione del processo rivoluzionario nella Federazione democratica della Siria settentrionale.
Questo è il mio ultimo post su questo blog. Sono tornato in Europa da alcuni giorni, dopo diversi mesi passati nella Federazione democratica della Siria settentrionale. Con lo YPG-YPJ così come con i comunisti in Turchia e con anarchici di tutti i paesi, ho potuto sperimentare un altro modo di vita tra compagni, necessariamente diverso da quello conosciuto in Europa. Ciò è in parte dovuto al Tekmil, l’incontro regolare ereditato dal maoismo turco, durante il quale tutti sono invitati a autocriticarsi, criticare gli altri (compresi gli ufficiali) e formulare proposte per migliorare giorno per giorno.
Ma è soprattutto il contesto del conflitto armato che cambia tutto: da un giorno all’altro, un compagno con cui abbiamo preso il tè il giorno prima può essere ucciso sotto un bombardamento dello stato turco o da una mina Daesh. Ma qui, secondo l’adagio, “i martiri non muoiono” (“Şehîd namirin”) e la loro memoria è ovunque. Gli sono resi omaggi pubblici; ci sono cimiteri riservati a loro (nel cantone d’Afrîn, gli islamisti ne hanno distrutti due); i loro ritratti sono esposti in molti posti: nei negozi, nelle strade, nelle case, sui cofani degli autobus e delle automobili; le istituzioni pubbliche (scuole, ospedali, ecc.) portano spesso i loro nomi. Anche i nostri nomi di battaglia sono dedicati a loro. Infine, i comitati delle famiglie dei martiri creano dei luoghi di memoria, spesso grandi stanze con le pareti coperte con i loro ritratti. Questi momenti di commemorazione sono momenti di coesione politica e umana, come sono stati per decenni “l’ascesa al muro dei federati” per la Comune di Parigi del 1871, le grandi riunioni dell’esilio spagnolo in memoria dei martiri caduti di fronte al franchismo o le marce irlandesi per commemorare la rivolta pasquale del 1916.
Presto inizierà il processo contro gli assassini di Clément Méric;[1] un giorno, si spera, ci sarà quello degli assassini di Adama Traore.[2] Gli eventi annuali in loro memoria sono il modo per rivendicare la giustizia, mantenere la memoria e mostrare che la lotta continua. Durante il mio ritorno, penserò a tutti questi compagni, volontari europei come me, ma per lo più turchi, arabi, curdi, yezidi, aleviti, turcomanni, assiri… uccisi come tanti altri dallo Stato Islamico, da gruppi di ASL in Afrîn, dai carri armati e dagli aerei dello stato turco.
Di ritorno in Francia, è ovviamente impossibile che il mio impegno armato nel Rojava influenzi le mie pratiche militanti. La lotta armata non ha nulla a che fare con il contesto politico, sociale e storico francese, con il livello di coscienza di classe e di rivolta nella popolazione. Questo era già il caso negli anni ’80, al tempo della Frazione dell’Armata Rossa e di Azione Diretta… La lotta per la rivoluzione in Rojava è tutt’altro che finita, non possiamo predire il risultato. Questo conflitto durerà per diversi anni e gli stati imperialisti — Stati Uniti, Russia, Francia… — continueranno a cercare di sfruttare la sinistra kurda per servire i loro interessi. È quindi importante che essa benefici di altri aiuti politici, soprattutto quello del movimento rivoluzionario. Sono necessari altri volontari libertari internazionali nei ranghi YPG-YPJ. Naturalmente poi, all’estero, devi partecipare a dimostrazioni di solidarietà con la Federazione democratica della Siria settentrionale; cercare giustizia per l’omicidio di Sakine Cansiz, Fidan Doğan e Leyla Söylemez;[3] aiutare i progetti femministi, ecologici e democratici a prendere forma. Lunga vita alla rivoluzione!
Damien Keller, 28 agosto 2018
Dal blog Kurdistan-Autogestion-Révolution – Traduzione di Enrico Voccia
 
NOTE
[1] Clément Méric era un giovane militante anarchico ed antifascista, ucciso da un gruppo di militanti di estrema destra. La cosa ha destato notevole scalpore in Francia, con un processo che ha portato allo scioglimento dell’organizzazione “Terza Via” in tutte le sue forme cui appartenevano gli assassini. Il processo è ancora in corso.
[2] Adama Traore era un giovane ucciso dalla polizia francese durante un controllo in dinamiche che restano ancora oggi oscure.
[3] Militanti PKK uccise all’estero, probabilmente dai servizi segreti turchi.

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